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14 febbraio 2011 / Marco Alici

Software da ufficio: libero è bello. E legale.


Alzi la mano chi ha usato almeno una volta nella vita Microsoft Word per scrivere qualcosa al computer. Praticamente tutti.

Adesso alzi la mano chi, tra questi, l’ha installato nel proprio PC. Moltissimi.

Adesso alzi la mano chi, tra questi ultimi, l’ha realmente acquistato. Ahimè, non tutti.

Di solito molti, a questa osservazione, si giustificano dicendo che hanno sempre pensato che il programma fosse incluso nel prezzo di acquisto del PC (strano, perché una licenza di Microsoft Office 2010 Professional, quello più comunemente installato nei PC, costa più o meno quanto un computer nuovo); altri sorridono o alzano le spalle con eloquente significato.

Ma ci sono due notizie, una buona e una cattiva. Quella cattiva è che l’uso di software in violazione della licenza d’uso è illegale. Quella buona è che esiste un’alternativa pienamente legale e assai valida, ormai diffusa e apprezzata, nel mondo del Software Libero: si chiama OpenOffice.org (brevemente OpenOffice). Per inciso va detto che ad oggi, di OpenOffice, ne esistono addirittura due: l’altro si chiama (provvisoriamente) LibreOffice. In realtà i due pacchetti (versione 3.3, da poco disponibili) sono identici, tranne per il fatto che il primo è rilasciato dall’americana Oracle Corporation, azienda produttrice dell’omonimo celebre sistema di gestione di database, mentre il secondo da una fondazione indipendente chiamata The Document Foundation, nata di recente con l’idea di sviluppare un software realmente libero, svincolato da legami con aziende produttrici di software non libero. Lasciando ad altre sedi la discussione relativa alle differenze tra le due, in questo articolo ci riferiremo indifferentemente all’una e all’altra, ma per ragioni “storiche” e di abitudine useremo il termine OpenOffice.

OpenOffice, come il suo concorrente MS Office, non è solo un programma per scrivere, ma una suite completa di programmi da ufficio: Writer, un programma per la redazione di testi; Calc, un foglio di calcolo; Impress per la realizzazione di presentazioni; Draw per il disegno vettoriale e Base per la gestione di database.

Elenchiamo adesso brevemente alcune delle caratteristiche del pacchetto.

  1. OpenOffice è multi-piattaforma. Significa che è possibile installarlo su diversi Sistemi Operativi: non solo qualunque versione di Microsoft Windows, dunque, ma anche Mac OS X (il sistema operativo dei computer Apple) e tutti i sistemi GNU/Linux. Significa anche, ovviamente, che i documenti realizzati con una qualunque di queste versioni sono compatibili con tutte le altre; ad esempio possiamo cominciare a scrivere un documento col PC Windows dell’ufficio, continuare a lavorarci sul Mac che abbiamo a casa e permettere di completarlo al nostro amico che usa GU/Linux.
  2. OpenOffice è compatibile con Microsoft Office. Più precisamente, OpenOffice riesce a leggere (e scrivere!) files realizzati nei formati propri di MS Office (.doc per i testi, .xls per i fogli di calcolo, ecc.). Esistono alcune rare eccezioni dovute al fatto che essendo i formati di Office proprietà intellettuale di Microsoft, non sono note ufficialmente le loro specifiche. Per quanto gli sviluppatori di OpenOffice siano riusciti a capire con sufficiente precisione come sono fatti e a consentire a OpenOffice di interpretarli, può capitare che alcuni documenti di Office molto complessi o che utilizzano funzioni molto avanzate del pacchetto Microsoft non siano correttamente interpretati. Nella grande maggioranza dei casi, comunque, non ci sono problemi ad aprire con OpenOffice Writer un file .doc scritto con Microsoft Word.
  3. OpenOffice parla italiano. Esiste una comunità italiana molto attiva che si occupa della traduzione dei singoli comandi, della documentazione, della cura del dizionario usato dal correttore automatico, ma anche del sito e del forum dove è possibile scambiare informazioni o chiedere aiuto in ogni momento: http://it.openoffice.org.
  4. OpenOffice è standard. Nonostante sia molto diffusa, anche presso alcuni enti pubblici, la cattiva abitudine di far girare documenti realizzati con MS Office, quei formati di file NON rappresentano uno standard, come può esserlo, per capirci, il formato JPEG per le fotografie o HTML per le pagine dei siti internet. La ragione è scritta poco sopra: non è noto ufficialmente come sono fatti dentro, solo Microsoft lo sa. Al contrario, dal 1° maggio 2006 il formato dei documenti di OpenOffice (.odt per i testi, .ods per i fogli di calcolo, ecc.) è stato riconosciuto come standard ISO (International Organization for Standardization). In sostanza significa che esiste una norma (ISO/IEC 26300:2006, recepita in Italia come UNI CEI ISO/IEC 26300:2007), pubblicamente accessibile, che definisce ufficialmente le caratteristiche di questo formato, permettendo a chiunque di utilizzarlo per produrre documenti conformi a quello standard. Può sembrare una cosa di poco conto, ma immaginiamo per un attimo che le filettature delle viti non seguissero uno standard, o che le trasmissioni televisive avvenissero secondo un formato che non fosse uno standard. Significherebbe essere obbligati a comprare un televisore per ciascun canale televisivo che volessimo poter vedere; oppure, se seguissimo le cattive abitudini informatiche, a… rubarlo!
  5. OpenOffice è gratuito. A dire il vero la sua qualità principale è quella di essere libero. Gli americani, i quali per dire “libero” e “gratuito” usano la medesima parola “free”, per spiegare questo concetto usano dire: “free as freedom, not free as a beer” (“libero come la libertà, non gratis come la birra”). I codici sorgenti con cui sono ottenuti i programmi del pacchetto OpenOffice sono liberamente accessibili, visionabili e modificabili; OpenOffice è liberamente scaricabile e installabile su un numero infinito di computer; è possibile copiarlo, distribuirlo e al limite anche venderlo al prezzo che si vuole. Da qui si capisce perché è “anche” gratuito.

OpenOffice si sta diffondendo rapidamente non solo in ambito domestico (dove in realtà ancora la micro-pirateria è molto diffusa), ma anche e soprattutto in ambito professionale e aziendale, dove l’attenzione ai costi e al rispetto delle normative sono aspetti più stringenti e dove si è sperimentata la qualità oggettiva di questo strumento. Anche molte istituzioni pubbliche in tutto il mondo stanno adottando OpenOffice come strumento di produzione e scambio di documenti.

Uno degli ambiti di preferenza di uno strumento come questo dovrebbe essere la scuola. I ragazzi non dovrebbero essere abituati ad utilizzare uno strumento software commerciale piuttosto che un altro; le famiglie non dovrebbero essere costrette ad acquistare una data marca di software, per quanto valida ed affermata essa sia, per permettere ai propri figli di continuare a casa un lavoro iniziato a scuola; esso, anzi, potrebbe essere fornito direttamente e legalmente dalla scuola stessa. Per non parlare dell’impatto di una soluzione di questo tipo sui sempre più problematici bilanci scolastici. Invece questo ancora non avviene, o rappresenta comunque una eccezione (v. l’iniziativa della provincia di Bolzano). Eppure è una scelta che funziona, e bene. Eppure è conveniente, addirittura gratuita. Eppure è uno standard ISO. Ed è legale.

One Comment

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  1. Andrea Colangelo / Feb 14 2011 15:46

    Quoto il post parola per parola, ottimo!

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